L’usato proveniente dal noleggio a lungo termine è un prodotto molto ricercato, sia dai privati che cercano l’affare e sia dai concessionari e dai commercianti d’auto che ci creano il loro stock aziendale.
Può tornare utilissimo sapere che i suv compatti – cosiddetti B-crossover – hanno molte più possibilità di essere venduti al termine del ciclo di vita aziendale rispetto, ad esempio, alle berline. Secondo un recente studio di Eurotaxgalss’s International infatti i crossover hanno un valore residuo presunto che supera addirittura il 50% nell’intervallo 36 mesi/90 mila km. Un aspetto importantissimo, visto che il futuro valore del veicolo si ripercuote direttamente sul mercato dell’usato, condizionando profondamente le strategie di remarketing auto.
I valori residui dei B-crossover, ossia i suv compatti particolarmente adatti ad un uso urbano, sono anche superiori a quelli dei classici sport utility vehicle. Ma la cosa interessante è che questo genere di vetture registrano anche valori superiori in media di dieci punti rispetto alle classiche vetture di segmento B. Viene naturale allora chiedersi perché siano tutti pazzi per i crossover. Secondo Stefano Ferruzzi, operations manager Italy di Eurotaxglass’s International, l’effetto moda è certamente un elemento rilevante nella determinazione dei valori residui.
Un motivo importante, ma non l’unico è che questo genere di veicoli incontrano i gusti degli utenti privati e professionali e che, grazie alla postazione di guida rialzata, aumentano la sicurezza percepita. Fatto sta che quest’anno proprio i Suv compatti arriveranno numerosi nelle concessionarie, per la felicità degli automobilisti. Qualche esempio? La Fiat 500X, reduce del grande successo negli showroom, la Jeep Renegade e il nuovo Suzuki Vitara.